Vivere a Barcellona

Vivere all’estero: come superare la settimana più difficile

Vivere all’estero indubbiamente comporta gioie e dolori.

Lo scopo di questo blog è di incoraggiare e lanciare messaggi positivi. Nonostante questo, c’è da riconoscere che nella vita inevitabilmente ci saranno dei momenti duri da attraversare. L’importante è essere consapevoli e preparati ad affrontarli al meglio.

Per questo motivo scrivo questo post sulla settimana più difficile che ho dovuto affrontare quando ho deciso di trasferirmi a Barcellona: la prima che ho passato li.

La mia prima settimana a Barcellona

Una piccola introduzione: io mi sono trasferita perché avevo trovato un lavoro dall’Italia. Quindi fortunatamente avevo un peso in meno rispetto alle molte persone partono senza lavoro.

Non conoscevo assolutamente nessuno che vivesse a Barcellona, e non sapevo lo spagnolo. Mi sono trasferita perché avevo bisogno di un cambio nella mia vita e avevo trovato questo lavoro.

È stato tutto molto veloce: ho ricevuto la conferma del lavoro verso il 20 maggio, ed ho cominciato a lavorare il primo giugno. Quindi in due settimane la mia vita è cambiata completamente.

Sono arrivata a Barcellona circa una settimana prima del giorno in cui cominciavo a lavorare. Avevo un Airbnb prenotato solo per le prime tre notti. 

Quindi in una settimana ho dovuto:

L’approdo a Barcellona

Non faccio in tempo a scendere dall’aereo che mi portava per la prima volta a Barcellona, che già mi ero fatta un amico. Un tipo londinese che era lì in vacanza mi chiede come fare ad arrivare in centro, prendiamo il bus assieme e diventiamo subito amici.

Arrivata in centro mi dirigo al mio Airbnb. La tipa che mi ospitava era molto carina ma mi ha messo un’ansia incredibile addosso. Ha cominciato a farmi terrorismo psicologico dicendomi che ci vogliono MESI per trovare casa a Barcellona, che nessuno ti fa un contratto, e che senza contratto d’affitto non puoi fare gli altri documenti.

Come ho fatto a sopravvivere

In preda al panico, mi metto a cercare una stanza come una pazza, in TUTTI i siti, gruppi Facebook, app e quant’altro. Ho passato i miei primi 4 giorni a Barcellona chiusa in casa alla mattina, contattando CHIUNQUE affittasse una stanza. Il pomeriggio visitavo case, e la sera uscivo con il tipo londinese (per fortuna c’era lui, l’unica persona che conoscessi in tutta la città).

Dopo un tour de force di 3/4 giorni, avendo visitato almeno 10 stanze, ne trovo finalmente una in una casa abbastanza carina un po’ fuori dal centro. Camera minuscola, grande poco più di un letto singolo con finestra affacciata al muro dell’edificio a fianco, che se mi sporgevo fuori con il braccio quasi lo toccavo. Tralasciando questi dettagli, avevo trovato casa!

La tizia mi disse che ci volevano mesi per trovare casa, io mi focalizzai sull’obiettivo e ci misi 4 giorni. Morale: mai lasciarsi influenzare dalla negatività delle persone.

Così, dopo alcune notti nell’Airbnb e giorni di ricerche pazze e disperate, mi trasferii nella casa nuova.

Oltre alla questione casa, dovevo ancora fare tutti i documenti necessari lavorare in Spagna. Non ricordo di aver dovuto penare più di tanto (eccetto per il NIE, vi racconto tutto qui), anche se recarsi presso gli uffici pubblici di un paese dove puoi solo comunicare in inglese, che loro capiscono a metà e non parlano, non è proprio una passeggiata. In ogni caso, anche grazie ad una mia collega che mi aiutò, tutto filò liscio.

Il tipo londinese se ne andò subito dopo che mi trasferii nella casa nuova, e mi ritrovai completamente sola in una città sconosciuta. Certo, avevo dei coinquilini ma ognuno faceva la sua vita e non si interagiva più di tanto.

La sensazione di solitudine che provi quando sei in una città nuova, dove non parli la lingua e non conosci nessuno, è a mio avviso inevitabile. Ho comunque continuato a dire a me stessa che quello che mi stava succedendo era assolutamente normale, e che le cose sarebbero sicuramente andate meglio (e così fu, ed anche molto presto!).

Morale della favola

Nelle settimane successive cominciai a lavorare e quindi a conoscere un sacco di persone nuove, il lavoro assorbiva gran parte del mio tempo, e anche l’apprendimento dello spagnolo. Nel tempo libero mi obbligavo ad uscire, partecipare a meetup, conoscere gente. Grazie ad un gruppo Facebook di italiani a Barcellona, ho conosciuto tantissime persone che con il tempo sono diventati amici stretti. Possiamo dire che la fase di sconforto è durata una o al massimo due settimane, e poi ho cominciato con una routine super piena e mi sono sentita subito meglio. Anzi, è stato il mio periodo più felice in assoluto.

In conclusione, il mix di emozioni che ho provato durante la mia prima settimana a Barcellona è indescrivibile. Nei momenti in cui mi sentivo un po’ sconfortata, cercavo comunque di razionalizzare e rimanere positiva. Alla fine, come in molte altre storie, la morale è sempre la stessa: rimanere positivi e NEVER GIVE UP!

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